Oggi vorrei scrivere una pagina di diario su un argomento che mi fa molto riflettere: la metamorfosi. Mi sono sempre chiesto come mai questo argomento è così caro a tutti, così spulciando nella mia vita ho capito. La metamorfosi, il cambiamento più precisamente, è ciò che affrontiamo tutti i giorni. Tutti i giorni si presentano a noi diversi problemi, alcuni vengono risolti con facilità, altri con difficoiltà e altri ancora non vengono risolti. Ma alla fine della giornata abbiamo imparato una lezione dagli altri, da noi stessi, dai problemi. Ci svegliamo e il giorno dopo siamo diversi: abbiamo affrontato una metamorfosi.

Ora è tempo di raccontare una storia, una pagina di diario un po’ intima, una pagina della mia vita. Un anno fa caddi in uno stato depressivo molto forte a causa di un lutto che ho avuto nella mia vita. Questa persona che ho perso è stata un pagina della mia vita molto importante; tanto fu il dolore che iniziai a cadere in questo stato depressivo; iniziai a soffrire di insonnia, a perdere peso, iniziò a mancare di interesse verso i miei stessi hobby, iniziarono i pensieri suicidi e di morte. Mi rialzai, non so ancora io come. In quel periodo per me il mio unico interesse era la lettura. Iniziai a leggere diversi libri dai più leggeri come romanzi rosa a quelle più pesanti come libri di psicologia.

Passo dopo passo intrapresi un percorso, feci i conti con me stesso. In un primo momento ho avuto paura di iniziare questa via a me sconosciuta. Avevo paura di affrontarmi e di affrontare quasi tutti quei demoni che avevo lasciato lì a maturare.


Il resoconto fu fronteggiare i resti della mia amicizia nociva durata anni, il lutto, il rifiuto, la mia poca autostima, la paura di non farcela mai e la paura di non essere all’altezza. Fu un resoconto molto doloroso e non sapevo dove iniziare. Così iniziai dai resti della mia amicizia tossica, i resti di una manipolazione durata anni. Il continuo sminuirmi da parte di questa persona mi aveva fatto credere che davvero io non fossi buono a niente, mi aveva fatto credere che io non avrò mai un futuro e che io non andrò mai avanti nella vita. Capii che questa era una causa della mia poca autostima.

Presi consapevolezza di ciò, mi perdonai per non essermi accorto prima di questa situazione e da qui iniziò il mio percorso. Iniziai ad ascoltare davvero ciò che le persone che mi volevano bene volevano dirmi. Imparai da loro. Solo allora capii quanto valessi, quali fossero i miei pregi e i miei difetti. Iniziai a guardarmi indietro e a riprendere lati del mio carattere che mi piacevano, ma che ho dovuto sopprimere per essere accettato dalla mia amica. Col tempo iniziai anche a lavorare sui miei difetti accettandoli, accettando il fatto che la perfezione non esiste e che non posso puntare a ciò. Accettai che la perfezione è solo una concezione che cambia da persona a persona.

Da lì la mia autostima iniziò a salire, iniziò a prendere parte della mia vita. Compresi che avevo sconfitto il mio demone più grande. Stavo iniziando a plasmare la versione migliore di me stesso e mi piaceva, perché per la prima volta nella mia vita stavo cambiando per me stesso. Sì, stava avvenendo la mia metamorfosi.

Da quel giorno la voglia di affrontare le mie paure, il coraggio, l’adrenalina erano salite. Era diminuita la mia paura: la mia paura di fallire, la mia paura di non sentirmi all’altezza. Avevo voglia di provare il nuovo, avevo voglia di mettermi sempre in gioco. Avevo voglia di fallire, perché fallire non significa che sei un perdente, ma significa che ci hai provato e hai vinto lo stesso. Perdente è chi non ha lottato la battaglia, non chi ha fallito.

Gli insegnamenti divennero sempre più forti: il guardare al passato per cogliere una lezione, per cambiare, viversi il presente. Non darsi addosso per le scelte fatte perché se quelle decisioni sono state prese in passato è perché in quel momento ci siamo sentiti di fare ciò. Capii che è normale guardarsi indietro e dire forse ho sbagliato, perché cambiamo sempre. Se viene fatto questo discorso significa che lo sbaglio che abbiamo compiuto ci ha insegnati qualcosa; ci ha cambiati. Ecco cambiamento, una parola magica.

Maturai il mio lutto e finalmente lo accettai, accettai del perché quella persona se n’era andata dalla mia vita. Perché non era il momento adatto visto che non ero io. Gli ho donato una versione di me che non mi apparteneva, ma apparteneva alla mia amicizia tossica.
Mi incolpai per questa cosa, avrei voluto che quella persona vedesse il mio cambiamento, ma in realtà l’unica persona che doveva vedere davvero quel cambiamento ero io stesso.

Nel frattempo la vita mi ha donato un altro lutto e questa volta più forte, la morte di una persona a me cara (il lutto precedente è la fine di un’amicizia). La mia prozia era per me una mia seconda mamma, tantissime cose le ho imparate da lei: il mio donare amore alle persone, la mia gentilezza, la mia bontà, il mio lavorare su me stesso. Eravamo molto simili, quando persi mia zia era come se avessi perso una parte molto importante di me.

In quel momento i demoni che non avevo ancora sconfitto ritornarono, tornarono a spegnere quella luce che avevo creato, così mi buttai nella musica e l’album di Michele Bravi che mi fece capire diverse cose (in un articolo del mio blog parlo proprio di questo album: https://advicesteen.wordpress.com/2021/02/28/la-geografia-del-buio/). Quest’album mi ha fatto comprendere che è molto facile cadere in quel buio, ma che è difficile uscirne e che alcuni demoni non erano stati ancora sconfitti per davvero.

Così il mio percorso continuò e questa volta ancora più intenso e profondo, cercando di capire cosa stessi ignorando. Stavo ignorando la mia forza, la mia forza ad andare avanti e a trarre insegnamenti dalle difficoltà. Era ora di affrontare anche questa battaglia che mi portò a scoprire nuovi lati di me: la forza, la perseveranza, la voglia di fare, la sicurezza in me stesso e delle mie azioni. Era ora di smetterla di essere troppo duro con me stesso, di non mettermi all’altezza delle cose. All’altezza ci mettiamo solo noi e siamo all’altezza di tutte le difficoltà della vita.

Mutai di nuovo, diventai più forte. Avevo mille insegnamenti da donare agli altri e così feci. Condividei questi precetti coi miei amici che apprezzarono molto e apprezzarono anche la mia metamorfosi. Ma in primis ero io stesso ad apprezzare quel cambiamento, ad apprezzarmi davvero.
Un giorno guardai una foto di un anno fa e nel guardare quel volto non mi riconobbi più. Lì capii che ero cambiato, che non ero più quello di prima e che dovevo accettare questa mia nuova versione. Perché se cambiamo significa che era arrivato il momento di farlo, che era arrivato il momento di diventare la versione migliori di noi stessi.

La storia finisce qui, come finisce qui anche questa pagina di diario. Una pagina di diario dove mi sono messo a nudo e dove le conclusioni non avranno l’insegnamento generale, quello che viene comunemente chiamato la morale della favola. Perché non so nemmeno io qual è la morale.
Vorrei solo che leggeste questa storia e che vi abbia dato quella spinta in più nel cambiare. Vi abbia dato il coraggio di fare il primo passo verso la vostra metamorfosi, perché come il bruco diventa la versione migliore di se stesso, cioè la farfalla, anche i nostri cambiamenti ci rendono migliori. Non vi fate logorare dalla paura, perché questa è solo un muro che non vi fa vedere ciò che c’è dietro; e fidatevi quello che c’è dietro a quel muro è solo un paesaggio idilliaco.

Con ciò vi dico ciao e vi esorto a commentare il post se sentite la necessita, se avete capito qual è la morale finale di questa pagina di diario.
Se volete che vengano affrontati determinati argomenti, se volete una persona con cui parlare, scrivetemi alla mia email: francescomassaro15@gmail.com

A presto
Il vostro Francesco

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